La piece L’avvocato si basa liberalmente su una storia vera, che riguarda l’avvocato strafamoso olandese Bram Moszkowicz. Lui era proprio una superstar. Difendeva criminali mediagenici come il capo della maffia olandese e il presidente della reppublica Suriname, era un ospite inevitabile in tv, ricco, glamoroso, elegante e verbalmente inbattibile. Poi, per motivi non ben chiari, ha rovinato tutto in una maniera inspiegabilmente ingenua. Non faceva corsi obbligatori di aggiornamento, sbagliava con le tasse, ecc. È stato cancellato dell’albo, espulso dall’ordine e andato in bancarotta.
Ma questa storia vera non importa per la piece. È stata sottolineata nella pubblicità olandese perché il nome di Moszkowicz vende biglietti, però per la piece è stata solo un punto di partenza. La storia è stata totalmente fizzionalizzata per renderla una tragedia universale shakespeariana su un personaggio di alto rilievo che sceglie il suo declino per propria volontà. È un tipo di tragedia greca alla rovescia: invece di avere un eroe tragico che tenta a fare il bene ma inconsapevolmente effettua la sua rovina, abbiamo qua un eroe tragico che pianifica la sua caduta per scappare di uno scenario e di una vita che non riesce più a riconoscere come la sua. Il suo successo è stato voluto e quasi ordinato da suo padre, anche lui all’epoca un grande avvocato, e si sente come stesse interpretando un ruolo in una piece non scritta da lui ma da suo padre. Vuole scappare. Vuole fare l’attore. Vuole interpretare altri ruoli invece del ruolo che è diventato il suo personaggio e che deve interpretare sempre. L’unico scappatoio che vede è distruggere tutto.
Prima: 3 marzo 2017, Theater aan het Vrijthof, Maastricht.
Attori: Porgy Franssen, Viktor Griffioen, Karien Noordhoff, Dries Vanhegen, Hans Trentelman, Hans van Leipsig.
Regia: Michel Sluysmans.
Compagnia: Toneelgroep Maastricht.